La Patera

La 'Patera' era un piatto di ornamento, di illustrazione e di comunicazione religiosa.
Quello ritrovato era stato usato come copertura di un vaso 'cinerario': un contenitore dentro cui erano state collocate le ceneri di un morto. [Un esempio di patera]Un esempio di patera

Essa risale, probabilmente, all'epoca dell'Imperatore Romano Giuliano, detto l'Apostata, della seconda metà del secolo IV Dopo Cristo, che regnò esattamente dal 361 al 363 dell'epoca cristiana.

Tuttavia non è un piatto cristiano: la patera rappresenta una mitologia pagana, quella relativa alla dea Cibele, di origine orientale. Con la riproposizione di questo messaggio religioso l'imperatore Giuliano, o chi per lui, voleva spazzare via il cristianesimo che si stava affermando in tutto l'impero romano per ritornare alle antiche religioni. Con questo rinnegava suo zio, Costantino il Grande, e suo cugino, Costanzo, che da imperatori romani avevano in tutti i modi favorito il diffondersi del cristianesimo.

Per questo Giuliano viene chiamato 'L'Apostata' da tutta la storiografia successiva, colui cioè che rinnega la religione cristiana dei padri.
A causa di ciò la patera è di importanza enorme. Fu ritrovata a Parabiago nel lontano 1907, per caso, durante lo scavo di alcune fondamenta. E' tutta fatta di argento quasi puro, più di tre chili e mezzo, cesellato e lumeggiato in oro da abilissimi artigiani: uno degli oggetti più belli e ben conservati che ci provengono da quel periodo.

[Un altro esempio di patera]Un altro esempio di patera

È un chiaro indice del livello economico raggiunto già a quei tempi da queste parti.
Il culto di Cibele, rappresentato nella patera, era ispirato a principi nettamente in contrasto con il cristianesimo che prevedevano sacrifici di sangue, automutilazioni ed estremizzazioni sessuali eseguite in onore della Dea.
Il rappresentarlo poteva costituire una chiara scelta di campo a favore dell'apostasia imperiale.
Al centro della Patera sta Cibele, la Dea Madre simbolo della terra e della fecondità, su di un carro trainato da quattro leoni con accanto Attis, giovane Dio pastore della Frigia, regione dell'Anatolia da cui proveniva il culto. Costui aveva promesso eterna castità in onore della Dea madre Cibele. Intorno al carro che avanza in trionfo ci sono tre guerrieri danzanti che annunciano al mondo la forza e l'avanzata della Dea della Terra.

Davanti al carro, sempre nella fascia mediana della Patera, ci sono altri due simboli, che ci ricollegano ai misteriosi riti pagani che circondavano i fedeli del culto cibelico: un Atlante che regge una enorme ellisse di argento dentro cui sta un giovane togato.

Nei bordi dell'ellisse argentea sono raffigurati i simboli dello zodiaco mentre dentro l'ellisse è raffigurata una figura solare, simbolo del mondo della luce, Aion.

Sotto Atlante sono stati cesellati, con immensa maestria, un grillo ed una salamandra, simboli di rinascita e di vitalità che si ricollegano in armonia quasi magica.
Davanti è collocato un gran serpente arrotolato su una erma appuntita: il simbolo della rinascita e della medicina dedicata ad Eusculapio.  [Dettaglio di patera]

Ancora oggi è simbolo della medicina e dei medici: il serpente avvolto su un bastone è apposto su tutte le autoambulanze ed è l'antichissimo segno distintivo dei guaritori del mondo greco-romano.
Nelle società antiche, come in molte di quelle primitive, il serpente che muta pelle viene vissuto come animale che rinasce sempre a nuova vita: lo scopo della buona medicina per ogni pagano di quei tempi.
Invece in basso, nella fascia, viene illustrata la terra nella sua materialità e nella sua profondità.
Più misteriosi i messaggi che da qui provengono: ci sono due ninfe fluviali.

Una di spalle e scoperta fino alle natiche che si appoggia ad una brocca da cui esce acqua e con in mano una canna che cresce sulle paludi, l'altra di fronte con un fiore in mano: possono essere i simboli della fecondità delle acque, di cui erano impregnate in particolare le terre attorno all'Olona.

Al centro in basso c'è il Dio Oceano e la Teti che emergono dalle acque, con espressione stupefatta per le meraviglie che vengono loro presentate da Cibele trionfante sulle loro teste.
Erano rispettivamente gli dei dell'Oceano che circondava tutta la terra emersa, secondo la credenza degli antichi, e la Dea della profondità della terra, la zona degli Inferi.

[Una'altro dettaglio di patera]

Quattro putti volteggiano sulle teste dei due Dei e rappresentano le quattro stagioni.
Nella zona di destra, per chi guarda, sta Tellus, Dea della terra, che abbraccia una Cornucopia, il Corno magico e divino di Giove da cui potevano uscire tutte le prelibatezza di cui l'uomo aveva bisogno.
Anche questi sono simboli della fecondità e di quella vitalità che solo la Dea Cibele può garantire alla terra.

Il tutto costituisce una potentissima simbologia pagana che mette in collegamento Parabiago con Cartagine e Ippona nell'Africa del Nord; Treviri nella Germania Renana; Sassoferrato, Modena e Borgovico in Italia: tutti luoghi dove esistono mosaici relativi agli stessi miti cibelici. E, se vogliamo, con Lutezia, l'antico nome di Parigi: luogo dove Giuliano venne eletto imperatore dalle sue Legioni.
Già a quel tempo esisteva per Parabiago una buona estensione di rapporti culturali e commerciali che la collegava a gran parte del mondo conosciuto.

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